
Lettera ad un amico.
Anni addietro conobbi un uomo. Bella scoperta si dirà!
In realtà ne ho conosciuti e ne conosco tanti, ma questo è uno di quei pochi che non si dimenticano e lasciano un segno indelebile per sempre.
L’uomo era abituato a dare approssimativi calci ad un pallone su incredibili campi di periferia, un dì venne attratto da una vecchia tipografia e lì, il dolce veleno di piombo ed inchiostro si fuse con globuli bianchi e rossi. Ammaliato da quel profumo, si pose nel taschino della giacca un block notes e biro, prese una “lagomarsino” ed iniziò il ticchettio che ben presto lo portò sulle pagine de “Il Mattino”, “Roma”, “Tuttosport” ed altre testate giornalistiche.
Amava il calcio ed il passo fu breve nel portarsi dietro la scrivania di una gloriosa società quel’è l’US Avellino, dove venne espressamente chiamato dall’allora presidente Elio Graziano, dal 1985 all’88 conobbe la serie A con calciatori di grosso calibro, fra tutti Ramon Angel Diaz e Walter Schachner.
Ciro, da giornalista e nel pieno della sua attività, un giorno si mise ad ascoltare il vento, pensando di poterlo descrivere, ma non vi riuscì. Poi quando vide Oreste con i pugni protesi al cielo sulle montagne di Montefalcone Valfortore, dove erano stati piantati dei tralicci, ebbe il sentore, di averlo trovato negli squarci d’azzurro tra nuvole e cielo. Si, perché suo fratello Oreste è l’uomo che sa parlare al vento e sa conquistare cuori con inarrivabile profonda delicatezza.
Ciro, nella vita si è sempre sentito solo spettatore ininfluente pronto ad assistere premurosamente alle alte acrobazie di Oreste.
Correva l’a.d. 1993, la sfida, iniziata per caso, era cominciata! L’eolico per il fratello Oreste fu amore a prima vista con le dodici torri di Montefalcone, imponenti, ariose ed allegre come i “bimbi” che innalzano aquiloni al vento. Oreste dai capelli ribelli e con gli occhi lucidi aveva vinto la sfida, era nata la IVPC (Italian Vento Power Corporation), oggi un colosso mondiale del settore.
Ciò, appartiene al saggio che ha dedicato al fratello Oreste dal titolo “tra nuvole e vento”.
A Ciro non potevi mentire, quegli occhi ti entravano dentro e di beccavano, poi ridevano sornioni ma non ti rimproveravano perché sapevi di essere stato beccato a rubare la marmellata.
Con la frase “mi compro un’emozione” giunsero le “Idi di marzo” e nella terra dei sanniti, con il cuore dipinto di giallorosso, per Oreste venne il giorno del pallone. Presso la sede della Provincia di Benevento, con il presidente Carmine Nardone, nelle veste di notaio, anch’io presente all’avvenimento, venne chiuso il passaggio con l’allora proprietario Older Tescari e Cosimo Napolitano presidente.
Ennesima sfida da vincere, per Oreste, affiancato da un giulivo Ciro, emozionarsi nel vedere una sfera gonfiare la rete, miscelata al profumo delle vittorie con l’amarezze delle sconfitte. Con il piglio carismatico di chi ha in mano la scintilla del comando, per Oreste il sogno continua…inseguendo un gol. Quei colori giallorossi che vuole portare sempre più in alto, sino a raggiungere il suono del diapason del successo. Un trionfo che ad oggi è rimasto strozzato in gola. Ma la delusione non è scolpita solo nel cuore di Oreste, anche tu caro Ciro, non hai mai abbandonato l’idea di un possibile trionfo per il quale non hai potuto gioire.
Di lui mi sono rimaste scolpite nel cuore due cose: mi diceva sempre di crederci, credere per raggiungere “il sogno”. L’altra, più terrena, quando tuo fratello Oreste, per motivi non dovuti alla sua volontà, fu costretto a disertare il Santa Colomba e tu, caro Ciro, con grande coraggio andasti in panchina e nel sentire gli scroscianti applausi dei tifosi, ti portasti la mano destra sul cuore. Un gesto umile e signorile. Un gesto che migliaia di persone non dimenticheranno mai.
Credici Ciro, credici perché ti vogliamo tutti bene. Credici perché di amici veri ne hai tanti.
Mi hai fatto sognare Ciro, sognare incrociando i tuoi occhi che sorridevano, sognare quando mi raccontavi come crescono i ragazzi delle giovanili, dei loro successi nazionali, i tuoi fiori all’occhiello, dove fra tutti spicca Antonio Junior Vacca, il tuo figlioccio acquisito.
Come dice Forrest: “la vita è una scatola di cioccolatini, non sia mai quello che ti capita”, tanto che un tempo si diceva “Dio dà, Dio toglie”. Ciro diceva “Dio dà e basta, tu gli appartieni, la tua anima è la sua che interesse ha a togliere?”.
Invece gli orientali sostengono che i mali del corpo sono quelli dello spirito, il corpo si ammala quando si ammala lo spirito. Io non so se è vero ma Ciro diceva che il male quando meno te ne accorgi entra in te e lì dorme finché, quando meno te lo aspetti, si sveglia e fa un gran macello. Proprio quello che ha combinato, lasciando tutti di stucco, rubandoti alla vita terrena, facendo un casino del diavolo.
Purtroppo è andata così, al “Gladiatore sannita” Ciro è venuto meno un anello importante della vita terrena, voleva conquistare un’altra immensa gioia, ma il suo “amico pallone”, per almeno un biennio gli è l’ha negata.
Ma il “Gladiatore” continuerà a guardarci ed a guidarci, con i suoi innumerevoli consigli e le arrabbiature di sempre, perché le sue idee ed i suoi obiettivi saranno nostri, non moriranno mai.
Ora ti abbraccio Ciro, ma voglio ricordarti, sereno e spensierato, come nella foto che hai posto in coda al saggio, da te realizzato in silenzio, sorprendendo tutti, “tra nuvole e vento”, dove assieme al l’inseparabile fratello Oreste, quando nel fare “il riposo dei lupi di mare”, mangiate il panino con “puparule, sacicc’ e friariell”, da persone semplici e genuine.
“All’uomo che sussurra al vento e parla al cuore”, sono certo che gli starai sempre vicino, io ti chiedo “fammi sognare, ma con tutti e due gli occhi rivolti al futuro”.
Antonio Buratto
Fiduciario Provinciale USSI Benevento


